L'ANTIOCHIA PRECRISTIANA
La Regina dell'Oriente
Antiochia, oggi Antakya, capoluogo della Provincia turca dell'Hatay, si trova nella valle dell'Oronte, alle falde del monte Silpio, alto 509 m a 28 km dal Mediterraneo dal quale si distacca per mezzo di una pianura fertile. Si trova a 80 m sul livello del mare.
Fu fondata all'incirca nel 323 a.C. da Alessandro Magno e per più di due secoli fu la capitale del Regno dei Seleucidi. Anticamente era chiamata "Regina dell'Oriente" perché ricca, colta, abbellita da grandiosi monumenti e da splendide opere d'arte (qui sopra la dea Tiche, «protettrice» della città). La sua posizione favorevole ne fece una città commerciale, in continuo movimento per il traffico delle carovane (via della seta) e l'attività del porto di Seleucia (oggi Samandag-Cevlik), collegato alla città dal fiume Oronte, detto in arabo "il ribelle", perché aveva un corso tortuoso e vorticoso. Il primo insediamento umano, che dette alla città il nome di Antigonia, risale al 303 a.C. ed era situato a nord dell'odierna città, non durò a lungo. L'impulso determinante dato all'antico agglomerato si deve a Seleuco I Nicatore, un ex-generale di Alessandro Magno, e grazie alla genialità dell'architetto Xenarius. Fece della città, che in ricordo del padre chiamò Antiochia, un autentico modello di urbanizzazione ellenistica a forma di scacchiera, con vie diritte, fiancheggiate da colonnati e abbellite in seguito dai vari re Seleucidi, che avevano la loro reggia su un'isola del fiume (oggi scomparsa), divenuta più tardi sede dei governatori romani.
La città ed il Tempio di Apollo a Dafne
Del fasto del suo passato ci rimangono splendide vestigia conservate nel suo museo archeologico, rinomato per i meravigliosi mosaici, provenienti soprattutto da Dafne. Infatti in Dafne (oggi Harbiye), situata a 8 km da Antiochia, si trovava un complesso religioso con diversi santuari, tra cui il bosco sacro, famoso per le sue acque, e dedicato ad Apollo. Secondo la mitologia, la ninfa Dafne, per sfuggire alle insidie galanti di Apollo, si trasformò in alloro (in greco "Dafne", da cui prende il nome). Lo storico Strabone chiamò Antiochia, Tetrapoli, (=Quattro città) a causa della costruzione di successivi quartieri, ciascuno con una propria cinta muraria, racchiusi però da un muro comune, voluto da Antioco IV Epifane (170 a.C. ca) e ampliato più tardi da Giustiniano, e del perimetro di 12 km, di cui se ne vedono ancora resti sul monte. Nel 64 a.C. Pompeo conquistò la regione e costituì la provincia romana della Siria, allora sotto il dominio di Antioco XIII; di essa Antiochia divenne la capitale.
Conquistata la Siria mosse verso Gerusalemme, che occupò in breve tempo. Pompeo impose una riorganizzazione generale ai re delle nuove province orientali, tenendo intelligentemente conto dei fattori geografici e politici connessi alla creazione di una nuova frontiera di Roma in oriente. Il governatore di questa regione siriana, nominato dall'imperatore, era detto legato. Allora Antiochia stabilì rapporti con tutte le regioni del luogo. Si costruì una strada a doppio porticato (Cardo massimo), pagata da Erode il Grande, affiancata da magazzini, edifici pubblici e da ville con ricchi mosaici, che attraversava tutta la città. Antiochia era collegata con un po' tutte le altre città.
IL PERIODO APOSTOLICO
La città delle prime volte
Antiochia ebbe un'importanza particolare nei primi cento anni della storia del cristianesimo perché fra le sue mura il Vangelo non fu solo scritto, come probabilmente avvenne per quello di Matteo, così come la Didaché e il vangelo apocrifo di Pietro, ma fu ripensato in profondità e subì la prima esperienza di inculturazione nel mondo ellenico.
Qui nasce il termine "cristiano"
Il cristianesimo ad Antiochia è arrivato quasi subito dopo Pentecoste (30 d.C.), infatti già un proselito di Antiochia, Nicola, nel 33 d.C. viene eletto nel gruppo dei primi sette diaconi. Il martirio di Stefano (34 d.C.) diventa occassione di dispersione ma anche di espansione del cristianesimo. Prima per le contrade della Giudea e della Samaria, seppur gli apostoli rimangono a Gerusalemme in questo tempo (At 8,1) fino poi a raggiungere la Fenica, Cipro ed Antiochia. Però in questo tempo la parola si annunciava solo ai Giudei (At 11,19). Poi "alcuni cittadini di Cipro e di Cirene, giunti ad Antiochia, cominciarono a parlare anche ai Greci (=ai pagani) predicando la Buona Novella. La potenza del Signore era con loro, così che un gran numero di persone credette e si converti al Signore. La notizia di questo pervenne agli orecchi della chiesa che era in Gerusalemme; ed essi inviarono Barnaba, perché andasse fino ad Antiochia" (At 11,20-22).
Sono gli ellenisti che prendono il coraggio ad annunciare la parola anche ai gentili ma ricordiamoci che al capitolo 10 c'è il battesimo di Cornelio che giustifica l'inziaitiv come decisione divina.
Le conversioni furono facilitate dalla presenza, nella città, di una rilevante comunità giudaica di lingua greca (ellenisti) probabilmente venuti da Gerusalemme per installarsi in una grande città, avendo già vissutto nella diaspora. Secondo gli storici la presenza della comunità giudaica ad Antiochia è dal III sec. a.C.: l'apocrifo IV libro dei Maccabei, Giuseppe Flavio e alcuni rabbini pongono qui il martirio dei 7 fratelli Maccabei. Così Cristostomo ci dirà che in città si trova la loro tomba.
I giudei ad Anticohia avevano un diritto di politeia, ossia uno statuto politico proprio.
Questa comunità era molto più aperta di quella di Gerusalemme; nella Sinagoga di Antiochia si leggeva la Bibbia in greco. Giuseppe Flavio dice che ad Antiochia le liturgie ebraiche attiravano molti greci e diversi erano diventati proseliti (Guerra Giudaica VII,45). La chiesa antiochena divenne non soltanto numerosa, ma così caratteristica che i suoi membri ricevettero, forse dal popolo o forse dall'autorità, una designazione passata alla storia: "Ad Antiochia, per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani" (At 11,26). E poi "in quei giorni, alcuni profeti scesero da Gerusalemme ad Antiochia" (At 11,27).
Qui nasce la prima "missione"
La città divenne inoltre testa di ponte verso il mondo pagano: con i primi tre viaggi apostolici di Paolo (sotto le mappe), iniziati proprio qui da Antiochia. La "missionarità" della chiesa è iniziata da Antiochia: da qui è partita l'evangelizzazione del mondo con il primo viaggio apostolico di Paolo), Barnaba e Giovanni, soprannominato Marco che avevano preso con sé a Gerusalemme (At 12,25). Questa missionarietà fu una decisione maturatà dalla chiesa di Antiochia attraverso i suoi resposnabili: "Or, nella chiesa di Antiochia, vi erano profeti e dottori: Barnaba, Simeone chiamato Niger (soprannome latino), Lucio di Cirene, Manaen, allevato assieme a Erode il tetrarca, e Saulo" (At 13,1). Il primo viaggio missionario è descritto nei capitoli 13 e 14 degli Atti.
Qui nasce la questione del I Concilio
Qui Pietro sosta qualche anno (tra il 42 e il 48) prima di stabilirsi a Roma. Il primo Concilio della chiesa è stato fatto per il grosso problema sorto in questa città (Gal 2,11). I credenti che venivano dal paganesimo dovevano osservare la legge mosaica: cioè prima diventare ebrei e poi cristiani? Paolo e Barnaba ritenevano che non fosse necessario, ma per sicurezza andarono a Gerusalemme dove si riunirono gli apostoli e decisero che non c'era affatto bisogno (Atti 15,1-35). Nel secondo viaggio missionario, che parte sempre d'Antiochia (At 15,36-41), Paolo prende con sè non Giovanni detto Marco (che interruppe il primo viaggio), ma Sila (anche lui di Gerusalemme). E sempr an Antiochia termina il secondo viaggio missionario e parteil terzo (At 18,22-23).
Qui nasce la prima "colletta" per un altra chiesa
A Gerusalemme era scoppiata una carestia e Barnaba e Paolo raccolsero ad Antiochia degli aiuti che portarono loro stessi alla chiesa madre. Qui è' nata perciò in questa città la prima condivisione nella chiesa (At 11,27-30).
Qui nasce il termine "Chiesa Cattolica"
In questa città che i pagani (chiamati "Greci") hanno accettato il Vangelo (At 11,19-26) e la chiesa da ebrea è diventata "cattolica", come la chiamerà per la prima volta S. Ignazio (Lettera agli Smirnesi VIII,2: "Dove compare il vescovo, là sia la comunità, come là dove c'è Gesù Cristo ivi è la chiesa cattolica").
Qui nasce la prima "disputatio" interna alla Chiesa
Il confronto dialettico interno della chiesa, oggi ancora molto vivace per cercare la verità e la fedeltà al messaggio di Cristo, è iniziato qui ad Antiochia, con il famoso "litigio" tra Paolo e Pietro (Lettera ai Galati 2, 11-21)
IL PERIODO PATRISTICO
Sant'Ignazio di Antiochia
Questo periodo inizia con la testimonianza dei martiri, a cominciare da S. Ignazio. Poi si hanno gli scritti del vescovo Teofilo che cercò spunti di convergenza tra la teodicea pagana e la fede cristiana.
La scuola Antiochena
Qui si ha la predicazione di S. Giovanni Crisostomo, originario di Antiochia, e con molte altre iniziative legate alla famosa Scuola Antiochena.
Il patriarcato
Dopo la distruzione di Gerusalemme (70), Antiochia divenne via via uno dei centri più importanti del cristianesimo. Dalla sua sede patriarcale dipendevano 12 Province ecclesiastiche con 167 sedi episcopali. Nelle foto è mostrato un ponte romano (300 d.C) sull'Oronte distrutto negli anni '70. L'imperatore bizantino Eraclio governò dal 610 al 641. Eraclio decise di sopprimere il latino, che era la lingua ufficiale della pubblica amministrazione. Il greco divenne la lingua ufficiale dell'Impero. Nel 613 d.C. l'armata imperiale bizantina venne sconfitta dai persiani ad Antiochia. Nella primavera del 619 l'esercito persiano iniziò l'occupazione dell'Egitto. Solo dopo dieci anni, nel 628, i bizantini, guidati da Eraclio, riuscirono a sconfiggere i persiani, che dovettero ritirarsi da tutte le province occupate. Nella primavera del 630 l'imperatore Eraclio celebrò in Gerusalemme una grande cerimonia di ringraziamento per la vittoria sui persiani. Ma un nuovo e più grave pericolo si stava preparando in Arabia.
L'INVASIONE ARABA
Antiochia conservò prestigio e importanza fino all'invasione araba del sec. VII, allorché iniziò il suo declino, accelerato da un terremoto che, nel 526, fece numerose vittime. Nel 638 durante il regno dell'Imperatore Bizantino Eraclio, Antiochia fu conquistata dai Musulmani Arabi con la Battglia dette del Ponte di Ferro. In Arabo la città divenne conosciuta con il nome Antakiyyah.
Maometto ed i primi califfi
Maometto aveva unificato militarmente e religiosamente tutta la penisola arabica. Alla sua morte, l'8 giugno 632, diverse tribù tentarono di staccarsi dall'unione riprendendo la propria indipendenza. Il califfo Abu Bakr riuscì a ricomporre l'unità, in pochi mesi, affidando il comando dell'esercito ad un valente generale: Halid ibn al-Walid. Il califfo Omar, successore di Abu Bakr, provvide ad una accurata pulizia etnico-religiosa eliminando dall'Arabia cristiani ed ebrei. Gli arabi conquistano la Siria e la Palestina (633-640). Nell'autunno del 633 tre armate arabe attaccarono la Siria e la Palestina. Il 4 febbraio 634 il generale Sergio veniva sconfitto a Gaza. Successivamente il generale Teodoro, fratello dell'imperatore Eraclio, veniva sconfitto a Rabbath Moab. Il 30 luglio 634 le forze locali dell'Impero bizantino venivano sconfitte nella battaglia di Agnadain dal generale Halid ibn al-Walid.
Bosra, capitale dei Ghassanidi, veniva conquistata dagli arabi. Il 23 gennaio 635 era la volta di Pella (Fihl) presso il Giordano. Damasco resistette sei mesi. Poi Homs, Hamath e altre città si arresero. L'imperatore Eraclio inviò rinforzi. Gli arabi si ritirarono, abbandonando Damasco. Ma i l 30 agosto 636 il generale Teodoro, attaccato durante una tempesta di sabbia, veniva sconfitto presso il fiume Yarmuk, affluente del Giordano. Teodoro morì in battaglia. Nel dicembre del 636 gli arabi rientravano in Damasco. Resistettero ancora a lungo Gerusalemme, che cadde nel 638, e Cesarea, capitale della Palestina, che si arrese nel 640.
La riconquista bizantina
Nel 969 la città fu recupearata dall'impero Bizantino governato da Niceforo II Phocas.
Il periodo selgiuchide
In 1071 i turchi selgiuchidi, provenenti dall'Asia centrale, avevano inflitto una sconfitta schiacciante all'impero Bizantino a Manzikert. A seguito della battaglia, i selgiuchidi hanno invaso l'Asia MInore catturando Nicea (oggi Iznik) nel 1078 così come le terre bizantine in Siria. Ciò ha portato a loro conflitti con la fazione araba che aveva inoltre interessi in Siria, vale a dire con i Fatimidi, dinastia dell'Egitto. Antiochia era stata il confine fra gli arabi e i bizantini nelle loro guerre e, benchè il bizantini potessero rifugiarsi in città, questa era in una condizione di declino sotto gli arabi per più di 200 anni. Malgrado questo, mentre Gerusalemme era caduto nel 1071 e in Nicea nel 1078, Antiocha non è stato preso dai selgiuchidi fino al 1084. Tuttavia, i selgiuchidi hanno tenuto Antiocha e la Siria occidentale per soltanto quattordici anni prima che i crociati arrivassero. Essi hanno preso la città dopo un assedio di nove mesi durante la primo crociata.
IL PRINCIPATO DI ANTIOCHIA
Nel 1098 la città fu conquistata dai crociati e per 170 anni restò nelle mani dei cristiani. Nella fotografia i ruderi della fortezza crociata sul monte Silipio. Iniziò così il Principato d'Antiochia, che includeva parte della Turchia e della Siria, fu uno degli stati crociati creati durante la Prima Crociata.
Fondazione
Mentre Baldovino di Boulogne e Tancredi d'Altavilla si dirigevano verso est dall'Asia Minore per stabilirsi nella Contea di Edessa, l'esercito principale della Prima Crociata continuò verso sud per assediare Antiochia. Boemondo di Taranto guidò l'assedio, che cominciò nell''ottobre del 1097. Con oltre quattrocento torri, la città era quasi impenetrabile. L'assedio si protrasse per tutto l'inverno, con grandi difficoltà tra i crociati, che furono spesso costretti a mangiare i propri cavalli.
Comunque, Boemondo convinse una guardia di una torre, un cristiano convertito di nome Firouz, a permettere ai Crociati di entrare in città. Questo accadde il 3 giugno 1098, e seguì la conquista della città. Solo quattro giorni dopo, un esercito musulmano proveniente da Mosul guidato dall'atabeg Kerbogha arrivò ad assediare gli stessi Crociati. Alessio I Comneno, l' Imperatore bizantino, stava venendo in soccorso dei cristiani, ma tornò indietro quando gli giunse notizia che la città era già stata riconquistata dai musulmani. Tuttavia, i Crociati stavano ancora fronteggiando l'assedio, con l'aiuto di un mistico chiamato Pietro Bartolomeo. Pietro annunciò di aver avuto una visione di Sant'Andrea Apostolo, che gli avrebbe detto che la lancia di Longino, che aveva trafitto il costato di Cristo sulla croce, si trovava ad Antiochia. Si scavò sotto la cattedrale di San Pietro, e la lancia fu trovata da Pietro stesso. Anche se molto probabilmente questa era stata messa lì da lui stesso (questa era l'opinione anche di Ademaro di Le Puy, legato papale), ciò risollevò il morale dei crociati. Con la reliquia appena scoperta alla testa dell'esercito, Boemondo marciò incontro a Kerbogha, che fu miracolosamente sconfitto - miracolosamente perché, secondo i Crociati, un esercito di santi apparve sul campo di battaglia in loro aiuto. Qui sopra i resti della fortezzadei Crociati sul monte Silipio (Silpius).
Il controllo della città fu oggetto di una lunga disputa. Boemondo e gli altri Normanni italiani evidentemente ebbero la meglio, e Boemondo si dichiarò Principe. Egli era già Principe (signore allodiale) di Taranto, e desiderava rimanere indipendente anche nel suo nuovo dominio; così non tentò di ricevere il titolo di Duca dal suo nemico bizantino, né alcun altro titolo con pesanti vincoli feudali, come quello di Conte. Nel frattempo si diffuse un'epidemia sconosciuta nell'accampamento crociato; Ademaro di Le Puy fu una delle vittime.
Prime fasi
Boemondo fu catturato in battaglia da Malik Ghazi, appartenente alla dinastia dei Danishmendidi nel 1100, e suo nipote Tancredi divenne il reggente. Tancredi espanse i confini del Principato, prendendo le città di Tarso e Latakia dall'Impero bizantino. Boemondo fu liberato nel 1103, ma lasciò ancora Tancredi reggente quando andò in Italia per reclutare nuove truppe nel 1105. Egli usò queste truppe per attaccare i bizantini nel 1107, e quando fu sconfitto a Durazzo nel 1108 fu costretto da Alessio I a firmare il Trattato di Devol, che avrebbe reso Antiochia un feudo dell'Impero bizantino dopo la morte di Boemondo; Boemondo aveva effettivamente promesso di restituire tutte le terre che erano state riconquistate quando i Crociati passarono attraverso Costantinopoli nel 1097. Boemondo combatté inoltre contro Aleppo con Baldovino e Joscelin della Contea di Edessa; quando Baldovino e Joscelin furono catturati, Tancredi divenne reggente anche in Edessa. Boemondo lasciò Tancredi e tornò ancora in Italia, dove morì nel 1111.
Alessio voleva che Tancredi riconducesse il Principato interamente sotto il dominio di Costantinopoli, ma Tancredi era sostenuto dal Conte di Tripoli e dal Re di Gerusalemme; infatti egli era stato l'unico comandante crociato a non aver giurato di restituire il territorio conquistato ad Alessio (sebbene nessuno degli altri condottieri, compreso Boemondo, avesse mantenuto in qualche modo fede ai propri giuramenti). A Tancredi, che morì nel 1112, succedette Boemondo II d'Antiochia, sotto la reggenza del nipote dello stesso Tancredi, Ruggero di Salerno, il quale respinse un assalto dei Selgiuchidi nel 1114.
Tuttavia, il 27 giugno 1119, Ruggero fu ucciso in battaglia all' Ager Sanguinis (Campo di Sangue), e Antiochia divenne uno stato vassallo di Gerusalemme con, come reggente fino al 1126, Re Baldovino II di Gerusalemme (sebbene egli avesse trascorso gran parte di questo periodo prigioniero ad Aleppo). Boemondo II, che sposò la figlia di Baldovino, Alice, regnò solo per pochi anni, e il Principato passò in eredità alla giovane figlia Costanza; Baldovino II continuò ad essere reggente fino alla morte, nel 1131, quando Folco di Gerusalemme prese il potere. Nel 1136, Costanza, che aveva solo 10 anni, sposò Raimondo di Poitiers, che ne aveva 36. Raimondo, come i suoi predecessori, attaccò la provincia bizantina della Cilicia. Tuttavia, questa volta, l'Imperatore Giovanni II Comneno lo respinse. Arrivò ad Antiochia nel 1138 e obbligò Raimondo a giurargli fedeltà ma una sommossa istigata da Joscelin II di Edessa lo costrinse a ritirarsi. Giovanni aveva progettato di riconquistare tutti gli stati crociati, ma morì nel 1142.
Dominazioni bizantina ed armena
Dopo la caduta di Edessa nel 1144, Antiochia fu attaccata da Nur ad-Din durante la Seconda Crociata. Gran parte dei territori orientali del Principato fu persa, e Raimondo fu ucciso alla battaglia d'Inab nel 1149. Baldovino III di Gerusalemme fu tecnicamente reggente per la vedova di Raimondo, Costanza, fino al 1153, quando sposò Rinaldo di Chatillon. Anche Rinaldo si trovò immediatamente in conflitto con i Bizantini, stavolta a Cipro; strinse comunque una pace con Manuele I Comneno nel 1158, e l'anno successivo Manuele arrivò per prendere personalmente il controllo del Principato.
Rinaldo fu preso prigioniero dai Musulmani nel 1160, e la reggenza passò al Patriarca di Antiochia (Rinaldo non fu rilasciato prima del 1176, e non fece mai ritorno ad Antiochia). Nel frattempo, Manuele sposò la figlia di Costanza, Maria, ma dato che Costanza governava solo nominalmente ad Antiochia, fu deposta nel 1163 e sostituita da suo figlio Boemondo III. Boemondo fu catturato da Nur ad-Din l'anno seguente, e il fiume Oronte divenne il confine permanente tra Antiochia e Aleppo. Boemondo tornò ad Antiochia nel 1165, e sposò una delle nipoti di Manuele; fu inoltre persuaso a far insediare un Patriarca Greco nella città (nell'immagie ricostruzione della fortezza sul monte Silipio).
Con il sostegno delle flotte delle città-stato italiane, Antiochia resistette all'assalto del Saladino contro il Regno di Gerusalemme nel 1187. Né Antiochia né Tripoli presero parte alla terza Crociata, sebbene i reduci dell'esercito di Federico Barbarossa si fermarono brevemente nella stessa Antiochia per seppellire il proprio re nel 1190. Il figlio di Boemondo III, chiamato anche Boemondo, divenne conte di Tripoli dopo la Battaglia di Hattin, e Raimondo, figlio maggiore, sposò la principessa armena nel 1194. Boemondo III morì nel 1201.
La sua morte condusse alla lotta per il dominio tra Antiochia, guidata da Boemondo di Tripoli, e l'Armenia, rappresentata dal nipote di Boemondo III, Raimondo Rupeno. Boemondo di Tripoli (Boemondo IV) ebbe la meglio per il 1207, ma Raimondo prese il potere per breve tempo tra il 1216 e il 1219. Boemondo morì nel 1233 , e Antiochia, governata da suo figlio Boemondo V, non ebbe alcun ruolo di rilievo durante la quinta Crociata, né durante il tentativo dell'Imperatore del Sacro Romano Impero Federico II di riconquistare Gerusalemme nella sesta Crociata, né durante la settima Crociata guidata da Luigi IX di Francia.
Crollo del Principato
Nel 1254 Boemondo VI sposò Sibilla, una principessa armena, arrestando la feroce contesa tra i due Stati (sebbene da questo momento l'Armenia divenisse la più potente tra i due ed Antiochia ridotta in sostanza a Stato vassallo). Entrambi, tuttavia, furono distrutti dal conflitto tra i Mamelucchi e i Mongoli e, quando quest'ultimi furono sconfitti nella battaglia di 'Ayn Jalut del 1260, Baybars prese a minacciare Antiochia la quale, in quanto Stato vassallo dell'Armenia, aveva sostenuto i Mongoli. In 1265, il mammelucco Baibars prese Cesarea, Haifa e Arsuf e massacrò gli abitanti. Un anno più successivamente, Baibars conquistatò la Galilea e devastò la Cilicia Armena. Nel 1268 Baibars assediò la città di Antiocha, conquistandola il 18 maggio. Rase al suolo la città e uccise o asservì la popolazione. Antiocha era stato indebolita tramite le relative lotte precedenti con l'Armenia e da conflitti interni. Con la caduta di Antiocha, il resto della Siria caddè rapidamente e l'influenza dei Franchi in Siria ebbe fine per il momento. I Cavalieri Ospitalieri della fortezza di Krak caddero dopo tre anni. Mentre Luigi IX di Francia lanciò l'ottava Crociata per invertire queste battute d'arresto, in realtò andòt a Tunisi anziché in Medio Oriente a casau delle macchinazioni di Charles dell'Anjou e della sua ossessione di convertire gli arabi colà. Luigi IX perse la sua vita in una malattia durante la Crociata.
Al momento della sua morte nel 1277, Baibars forzò i crociati delle roccaforti lungo il litorale ed i crociati furono espulsi dal Medio Oriente dall'inizio del quattordicesimo secolo. La caduta di Antiocha si dimostrava nociva alla causa dei crociati come controvoce al successo iniziale del primo Crociata. A seguito della conquista mammelucca la popolazione di Antiocha, che era costituita soprattutto dai Armeni, fu passada alla spada. Secondo una fonte musulmana furono "più di 100.000" i morti. Successivamente, nel 1291,i Mammelucchi ripeterono la stessa distruzione ad Acri dove massacrarono dei civili mentre i Templari si adoperavano al loro evacuamento. I templari riuscirono a salvare diversi civili rifugiandoli nell'isola di Cipro. Il vacuo titolo di "Principe d'Antiochia" passò, con la fine della casato dei Conti di Tripoli, al Re di Cipro e fu talvolta considerato quale onorificenza concessa ai membri più giovani della casa reale.
Geografia e demografia
Il Principato d'Antiochia era, anche nel momento di massima estensione, più piccola di Edessa e Gerusalemme. Si estendeva a nord-est fino al Mar Mediterraneo, confinando con la Contea di Tripoli a sud, con Edessa ad est, e, a seconda dal periodo, con l'Impero Bizantino e il Regno d'Armenia a nord-ovest. Nel XII secolo aveva pressapoco 20.000 abitanti, molti dei quali erano Armeni e Greci Cristiano-Ortodossi, con qualche Musulmano fuori dalla città. Molti dei crociati che vi si stanziarono furono di origine Normanna, o dell'Italia meridionale, come i primi signori del Principato che si circondarono dei loro leali sudditi. C'era anche qualche Cattolico-Romano, esclusi i Crociati che ebbero il dominio sul Principato, sebbene la città fu dichiarata Patriarcato Latino nel 1100.
Principi di Antiochia, 1098-1268
Boemondo I (1098 - 1111)
Tancredi d'Altavilla (reggente, 1100 - 1103; 1105 - 1112)
Boemondo II (1111 - 1130)
Ruggero di Salerno (reggente, 1112 - 1119)
Baldovino II di Gerusalemme (reggente, 1119 - 1126 ; 1130 - 1131)
Costanza (1130 - 1163)
Folco di Gerusalemme (reggente, 1131 - 1136)
Raimondo di Poitiers (1136 - 1149) per il matrimonio
Rinaldo di Chatillon (1153 - 1160) per il matrimonio
Boemondo III (1163 - 1201)
Boemondo IV (1201 - 1216)
Raimondo-Roupen (1216 - 1219)
Boemondo IV (ripristinato) (1219 - 1233)
Boemondo V (1233 - 1251)
Boemondo VI (1251 - 1268)
Principi Titolari di Antiochia 1268-1457
Boemondo VI 1268-1275
Boemondo VII 1275-1287
Lucia 1287 -c. 1299
Filippo di Toucy c. 1299-1300
passa al Re di Cipro e Gerusalemme
Margherita di Lusignano, d. 1308, sorella di Ugo III, ultima signora di Tiro
Giovanni I (di Lusignano) bef. 1364 - 1375, terzo figlio di re Ugo IV
Giovanni II bef. 1432-1456 ? come principe coronato dal re Janus
Giovanni III (di Coimbra) c. 1456-1457, marito della futura regina Charlotte
LA DOMINAZIONE ISLAMICA
Nel 1268 il sultano mammelucco Bairbas, occupandola definitivamente, distrusse quanto era stato risparmiato dai terremoti.
La dominazione ottomana
Poi arrivarono gli ottomani. A metà del XIX la politica dei Sultani divenne sempre più lassiva con i franchi (cattolici occidentali) e fu possibile costruire una chiesa cattolica di rito latino.
Una nuova chiesa cattolica ad Antiochia: cappella, scuola e convento
La Chiesa cattolica di rito latino, che lungo i secoli non aveva mai perso di vista Antiochia, tornò in questa città nel 1846 con i frati Cappuccini, dopo oltre sette secoli dalla partenza dei crociati. II primo ad arrivarvi fu P. Basilio Galli, della Provincia di Parma, che chiese l'autorizzazione direttamente a Pio IX. Instancabile, attivo, si attirò la simpatia della gente; aprì una cappella e una piccola scuola, ma pagò con la vita il suo zelo di pioniere poiché fu martirizzato (sgozzato) il 12 maggio 1851. P. Basilio fu sostituito dai confratelli francesi che costruirono un modesto conventino e nel 1852 ottennero dal sultano l'autorizzazione di costruire una chiesa ad Antiochia per i cattolici di rito latino. La chiesa fu edificata dopo alcuni anni. Nella foto la casa comprata da p. Basilio. Attraverso vicende alterne, i frati Cappuccini rimasero per oltre 90 anni nel luogo primitivo; ai frati francesi si unirono in seguito anche i libanesi.
ANTIOCHIA PROVINCIA TURCA
Dal 1939 Antiochia è una provincia della Turchia. Da questo momento l chiesa riinzia a vivere delel difficoltà in città.
La scuola delle suore è costretta a chiudere
Nel 1939 la Scuola delle Suore di San Giuseppe dell'Apparizione, che aveva aperto nel 1913, viene costretta a chiudere. L'educazione nel nuovo Stato a cui la città era passata doveva essere completamente sotto controllo dello Stato. Miglior sorte avevano avuto scuole analoghe che passarono direttamente dall'Impero Ottomano alla Repubblica Turca fondata da Atatürk
La chiesa cattolica latina è costretta a trasferirsi (II dimora)
Sempre nel 1939 i frati cappuccini furono obbligati a trasferirsi nella parte nuova della città, precisamente in una ex-fabbrica di liquirizia (vedi foto), utilizzata negli ultimi anni dagli armeni come loro chiesa, prima di emigrare in Siria. Nel 1964, il servizio della Chiesa cattolica di Antiochia, con il ritiro dei frati Cappuccini francesi e libanesi, passò a quelli di Parma che, mensilmente, venivano da Mersin.
Sequestro della chiesa in costruzione
Nel 1965 i frati cappuccini di Parma, nel cortile del convento, iniziarono la costruzione di una chiesa vera e propria. Nel 1973 fu inviato in città un religioso con dimora fissa (p. Roberto Ferrari). Nel 1977, tuttavia, con la confisca della proprietà egli fu obbligato a trasferirsi in una casa. Quando furono sospesi i lavori, mancava solo il tetto (la foto a sinistra è solo del 1966-67). Questa casa dove p. Roberto venne abitare è nell'attuale sito, al centro storico della vecchia Antiochia e precisamente nel vecchio quartiere ebraico dove si svolsero i fatti narrati dagli Atti degli apostoli. Ci si venne a trovare provvidenzialmente in un "triangolo ecumenico" ideale: a un centinaio di metri dalla sinagoga, a ridosso di una vecchia moschea e non lontano dalla chiesa ortodossa.
La chiesa cattolica attuale (III dimora)
Tale casa, insieme ad una confinante acquistata in un secondo tempo, sono oggi restaurate e formano un corpo unico, nel tipico stile orientale molto suggestivo. L'odierna chiesa cattolica in Antiochia comprende: un piccolo convento, la chiesina (una Domus ecclesiae!) dedicata agli Apostoli Pietro e Paolo, due saloni per la comunità cristiana e l'accoglienza dei pellegrini e tre bei giardini che incantano quanti si spingono fin qui per pregare o per una semplice visita ai luoghi cristiani. I restauri si sono protratti per due anni (1989-1991) e sono l'opera di un architetto antiocheno, Selahattin Altinöz. Dal 1995, attigua alla chiesa, è a disposizione una confortevole Casa di Accoglienza che viene utilizzata in autogestione. Comprende 9 stanze (4 con i servizi propri) con 18 letti, un'ampia cucina e un bel salotto. Attualmente i cattolici sono "un piccolo gregge" di una decina di famiglie. Ma come il lievito si unisce alla pasta, così essi cercano fraternamente e coraggiosamente di vivere il messaggio cristiano che viene loro proclamato insieme ai loro fratelli ortodossi. Già dal 1988 qui ad Antiochia la festa di Pasqua è celebrata alla stessa data di quella ortodossa.
Dal 1992 la Caritas ha aperto un ufficio anche in questa città. La campagna di condivisione della quaresima è realizzata insieme alla chiesa ortodossa. Sono momenti particolarmente intensi in cui questa comunità cristiana concretizza la sua vocazione all’unità e alla carità. Oggi la chiesa cattolica di Antiochia (in turco Antakya), dopo avere cambiato due sedi, si trova dal 1977 nel cuore della città vecchia e precisamente nel quartiere ebraico del tempo degli apostoli Pietro e Paolo. E' a fianco di una moschea e vicina alla sinagoga di una piccola comunità ebraica di una settantina di persone, proprio come la comunità cattolica. Naturalmente la vecchia Antiochia è sotto di circa 8-10 metri. La città ha circa 150.000 abitanti. La chiesa greco-ortodossa di lingua araba (dipende dal patriarca di Damasco trasferitosi con la partenza dei crociati) ha un migliaio di fedeli, una bella chiesa e ben tre sacerdoti.
La presenza della chiesa cattolica ancora oggi continua con i cappuccini dell'Emilia-Romagna: parroco è p. Domenico Bertogli (nella foto) fin dal 1987. Dopo essere stato coadiuvato da una suora di Roma per 15 anni, Germana Fragiacomo, dal 2002 fino all'aprile del 2008 è stato coadiuvato da una consacrata dell'Ordo Virginum della diocesi di Milano, Mariagrazia Zambon. Certamente il clima è molto diverso dal tempo di p. Basilio: dal 1988 si celebra la Pasqua alla stessa data degli ortodossi, si collabora con loro alle opere caritative e i maggior frequentatori della nostra chiesa sono i greco-ortodossi! Abbiamo tre comunità neocatecumenali che fanno un cammino di fede: la maggioranza sono ortodossi e diversi non cristiani. Così pure c'è totale armonia con gli ebrei e i protestanti che usufruiscono del nostro giardino per concerti religiosi. Anche con i musulmani si è in ottimi rapporti: in tanti vengono a visitare la nostra chiesa (una casa di circa 150 anni del quartiere del 1800 che ne ha mantenuto le caratteristiche.
Dopo i restauri del 1989-91 è un esempio da ammirare ed imitare) e specialmente i gruppi turistici provenienti da tutta la Turchia, vi fanno una sosta chiedendo a noi di parlare della chiesa e della nostra fede invogliati dalle molte icone che l'adornano. Infine è un punto fisso dei numerosi pellegrini provenienti da tutto il mondo: se non vi celebrano la messa, vi passano per avere informazioni sui cristiani locali e farvi una preghiera. Con le autorità della città si è pure in ottimi rapporti: il parroco è nella lista del protocollo e quindi è sempre invitato alle manifestazioni ufficiali. L'ecumenismo e il dialogo sono alla base della nostra presenza: crediamo che sia la sola strada che porta alla concordia e alla Pace.
CITTÀ DELL'INCONTRO E DEL DIALOGO
Oggi Antiochia è sede titolare di tre Patriarcati cattolici: siriaco, maronita e greco-melchita, e di due separati: greco-ortodosso e siriaco-ortodosso. In realtà nesssuno di questo risiedere però ad Antiochia.
Proprio mentre a Roma, attuale sede del successore di Pietro, si svolgeva l'incontro tra il patriarca greco ortodosso Bartolomeo I e papa Giovanni paolo II, a ricordo del 40 anniversario dello storico incontro tra Atenagora e Paolo VI, anche ad Antiochia sull'Oronte, si ripeteva, come ormai da felice tradizione, un segno di unità e fratellanza tra cattolici, ortodossi e musulmani.
E' in questa città, nel sud della Turchia, dove, subito dopo il martirio di Stefano, si riunì la prima comunità cristiana, con Paolo e Barnaba, intorno al loro primo vescovo Pietro, il grande apostolo, il pescatore di Cafarnao che, prima di andare a Roma, si fermò qui ad Antiochia qualche anno. Ecco perché il 29 giugno si fa grande festa e, sotto il sole cocente, qualche migliaio di persone, cattoliche, ortodosse e musulmane, si ritrovano insieme ad invocare la pace nel mondo, presso quella che si ritiene essere la prima "Sede" del successore di Cristo.
Giornata intensa ed affascinante soprattutto per la partecipazione accorata e attenta di tutte le autorità civili e dei maggiori esponenti religiosi della città, alle cerimonie organizzate dai cattolici, al mattino sul sagrato della chiesa rupestre costruita dai crociati e nel pomeriggio nel giardino della parrocchia cattolica, nel cuore dell'antico quartiere ebraico.
Significativa la presenza del nuovo sindaco della città, Mehmet Yeloglu, esponente carismatico del partito del primo ministro Erdogan, del Prefetto Abdullkadir Sari con la moglie - che per la prima volta ha voluto essere presente di persona, - del capo della polizia, del Muftì, del rettore dell'Università, della direttrice della Cultura e del turismo, di due sindaci di comuni vicini e altre rappresentanze civili.
A guidare le celebrazioni il Nunzio Apostolico in Turchia, mons. Edmond Farhat, assistito dal Vicario Apostolico dell'Anatolia, mons. Ruggero Franceschini. Presenti gli ortodossi, guidati dal metropolita Bulos Yaziji, vescovo di Aleppo e rappresentante del patriarca di Antiochia S.B. Ignazio I, con tutti i vari sacerdoti della regione e anche alcuni maroniti di Aleppo con il loro vescovo Joseph Anis Abi Aad. Con loro due pastori protestanti e il capo della comunità locale ebraica.
Quello che in tante parti del mondo sembra un miraggio lontano, in questa terra di Paolo e di Pietro si fa realtà, attraverso un incontro annuale desiderato ed atteso, e si può toccare con mano che la tolleranza e la pluralità della fede è possibile e che quello che spesso divide e ostacola, qui diventa motivo di festa. Non a caso Antiochia è candidata all'Unesco per il premio mondiale di "città della pace e della tolleranza".
Tutto ciò non si improvvisa, la volontà di "camminare insieme per la pace" da anni è uno sforzo comune maturato in un clima di rispetto reciproco, e tradotto in gesti apparentemente piccoli ma densi di significato. Così come il gesto del Nunzio che ieri ha fatto attendere in silenzio l'inizio della celebrazione eucaristica "per non disturbare il nostro vicino muezzin che richiama alla preghiera dal minareto che si affaccia sulla nostra piccola chiesa" e poi si è unito a lui "nell'invocazione e nella lode dell'unico Dio dell'Amore". Come il gesto del sindaco che ha partecipato alla nostra festa, portando una grossa e colorata corona di fiori per arricchire la nostra gioia; o il muftì che, con grande spontaneità, ha accompagnato i canti di lode del coro, seguendo il ritmo con il movimento dei piedi. Ma ancor più commovente il tenace abbraccio tra il Metropolita e il Nunzio con lo scambio della pace nell'unica e comune lingua madre: l'arabo. Questa è Antiochia, città che non ha mai smesso di essere segno profetico tra le genti e che vuole ancora oggi ripercorrere il solco tracciato dai suoi Padri
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Primi di febbraio 2006. il prefetto della città (al centro) visita la nostra chiesa con il direttore del museo (primo a destra) e il nostro architetto, Selahattin ALTINOZÜ (ultimo a sinistra) che ha progettato e restaurato tutto il nostro complesso.
Immagine distribuita in occasione della preghiera per la morte di Giovanni Paolo 2° con la scritta: "il dialogo e il rispetto fonte di Pace ."
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